Tesi di laurea con il
prof. Greco
Carola
Avanzino (2017) Uso di uno strumento di valutazione e training cognitivo nell’apprendimento scolastico
Greta
Azaghi (2019) I livelli di spiegazione nella scienza cognitiva
Silvia
Buonopane (2018) Linguaggio interiore e performance cognitive
Elisa
Leveraro (2017) Lo specchio, ausilio od ostacolo nell’insegnamento della danza? Processi cognitivi coinvolti nell’apprendimento nella danza e metodologia di insegnamento
Il concetto di “avarizia cognitiva” (cognitive miserlinesss)
è stato oggetto di numerosi studi negli ultimi 50 anni. Quando siamo impegnati
in un compito, tendiamo a realizzare un compromesso tra l’efficienza e lo
sforzo richiesto. Spesso accade che avremmo le risorse per risolvere un
problema ma esse richiedono un dispendio che non siamo disposti ad accettare.
Quindi siamo degli “avari cognitivi” (cognitive miser) perchè tendiamo a usare
il minimo possibile di risorse, a risparmiare il più possibile lo sforzo
cognitivo. Un recente articolo (Stanovich 2018) può essere il punto di partenza
per una ricerca su questo concetto.
Le opinioni e i comportamenti politici oggi possono essere
studiati dal punto di vista della psicologia cognitiva.
Ad esempio, quanto per determinare il pensiero politico
contano le emozioni o i processi impliciti e quanto i processi razionali? Che
influenza hanno gli stili cognitivi e le variabili di personalità? Come si
manifestano i bias cognitivi nel pensiero e nel comportamento politico? Come e
perché si determinano opinioni radicali o estreme, la polarizzazione? Ci sono
studi che mostrano l’esistenza di asimmetrie ideologiche rispetto al
dogmatismo, la rigidità cognitiva/percettiva, esigenze personali di
ordine/struttura/chiusura, complessità integrativa, tolleranza
dell'ambiguità/incertezza, bisogno di conoscenza, riflessione cognitiva,
autoinganno e percezioni soggettive di minaccia (Jost, 2017).
C’è poi un numero speciale di Cognition (The Cognitive
Science of Political Thought, ed. Steven Sloman, Elke Weber, Volume 188, July
2019, pp.1-140) dedicato alla scienza cognitiva del pensiero politico. Si
segnala anche un interessante approccio computazionale (Rollwage et al., 2019. What Underlies Political
Polarization? A Manifesto for Computational Political Psychology. Trends
in cognitive sciences) che utilizza compiti comportamentali in combinazione con
modelli computazionali per identificare i processi cognitivi alla base della
suscettibilità alle credenze polarizzate su questioni politiche e problemi
sociali.
Molti concetti che sono frutto della ricerca in psicologia
cognitiva hanno applicazione per la ricerca sui correlati cognitivi della
psicopatologia e gli psicologi cognitivi usano spesso dei compiti di
laboratorio con popolazioni cliniche
per estendere e testare le teorie clinicamente rilevanti. Ad
esempio, molti compiti studiati in psicologia dell'attenzione (Stroop, Posner)
o nella psicologia dei processi impliciti hanno rilevanza clinica. Un esempio è
il dot probe task. Un volume di qualche anno (Wenzel & Rubin, 2005,
Cognitive methods and their application to clinical research, disponibile per
la consultazione) fa faceva il punto su queste ricerche. Prendendo spunto da
questo, la tesi potrebbe contemplare le ricerche più aggiornate.
E’ noto che la stima del tempo è fortemente influenzata da
fattori psicologici. Ci sono parecchie teorie recenti che riguardano la
percezione del tempo:
· Perchè “il tempo vola quando ci si diverte”? (Tanaka,
2017)
· Stimoli emotivamente carichi o negativi sono giudicati più
lunghi (Droit-Volet 2009, 2017).
· Il tempo correlato alla preparazione di azioni (Coull
2018) si dilata o restringe a seconda che ci siano stimoli concomitanti
(Iwasaki, 2017).
· Il concetto di tempo è associato a quello di spazio in
tutte le culture. Ma ci sono diversi sensi in cui il tempo è usato nelle
diverse culture (Nunez, 2013).
· C’è un numero speciale di Frontiers (2013) su tempo e
causalità (Faro, 2013). Sulla relazione tra percezione del tempo e percezione
delle cause vedi anche Bechlivanidis, 2016; Desantis, 2016. L’espressione della
probabilità delle cause può essere fatta in termini che fanno riferimento a
concetti temporali (spesso=più probabile, raramente=meno probabile). Si può
correlare tali espressioni linguistiche un po’ vaghe con espressioni numeriche
più precise della probabilità? E’ quello che hanno fatto Bocklisch (2011) e
Meder (2017).
· C’è poi l’ “effetto Doppler temporale”. Di cosa si tratta?
C’è una asimmetria tra passato e futuro, nel senso che la stima di eventi futuri
sembra più vicina rispetto a quella di eventi passati. L’effetto è stato
scoperto da Caruso (2013). Vedi poi Gan, 2016;Aksentijevic, 2016.
. Un altro effetto interessante è quello del
mental clock (Cardaci, 2000; Cardaci, 2006; Cardaci, 2009; Carmeci, 2009): la
durata di stimoli più complessi viene sottostimata (vengono percepiti come se
durassero di meno).
Con l’espressione “processi impliciti” ci si riferisce ad
aspetti psichici di cui non si è, del tutto o parzialmente, consapevoli. E’
un’espressione che spesso si usa per riferirsi a ciò che con un termine più
comune si chiama “inconscio”. L’interesse teorico attuale delle ricerche sui
processi impliciti è legato al fatto che l’accesso alla coscienza è legato al
funzionamento dell’attenzione e della memoria. Dalle conoscenze che oggi
abbiamo su questi processi cognitivi risultano anche nuove modalità applicative
di esplorazione dei processi inconsci. Gran parte delle indagini su
atteggiamenti e valutazioni in ambito organizzativo fanno normalmente uso di
metodi strutturati quali interviste e questionari. Tuttavia sono stati
recentemente sviluppati nuovi metodi che consentono un’esplorazione più
approfondita delle relazioni concettuali sottostanti la presa di decisione.
Alcune tecniche che sperimentiamo sono test di associazione implicita (Implicit
Association Test, IAT). Una tesi di laurea compilativa potrebbe passare in
rassegna le varie tecniche. Una tesi più approfondita potrebbe analizzare in dettaglio
qualcuna di queste tecniche.
Nella nostra vita e nel nostro lavoro interagiamo
continuamente con macchine. Non solo i computer (e i cellulari) ma anche
l’automobile, le macchine per fare analisi mediche, ecc. ecc. Ci sono molti
aspetti attuali che riguardano l’interazione delle persone con le macchine. C’è
una letteratura specializzata sull’interazione con i computer ma anche con
altri tipi di macchine. Per farsi un’idea delle problematiche riguardanti
l’esperienza dell’utente si può cominciare a consultare una rivista
specializzata come Interacting with computers. In particolare il numero
speciale “Modelling user experience” (n. 22, 5, Sept. 2010). E’ possibile anche
occuparsi specificamente dell’interazione con robot o attraverso robot: v. ad
es. il numero speciale di Frontiers in Psychology “Investigating Human Nature
and Communication through Robots” (Nov. 2016)
Ci sono emozioni che sono connesse strettamente ai processi
cognitivi. Una di queste è la sorpresa, che è legata al lavoro metacognitivo
che bisogna fare per spiegare un evento anormale. Ma alcune sorprese sono più
difficili da spiegare di altre: almeno questo è quanto sostengono Foster e
Keane (2015). Gli eventi più sorprendenti sono quelli in cui non abbiamo
conoscenze adeguate per spiegarli, cioè per capire come sarebbero potuti
succedere. Altre spiegazioni (es. Zarcone et al., 2016) fanno riferimento alle
nostre aspettative, cioè ad esempio a quanto uno stimolo è “prevedibile” o
saliente nel catturare l’attenzione.
Ci sono varie ricerche su come gli affetti positivi e
negativi influenzino i processi cognitivi. L’umore positivo favorisce un
approccio olistico (vedere la foresta) e quello negativo un approccio locale
(vedere gli alberi) (Gasper, 2002). Secondo altre ricerche, gli affetti
positivi favoriscono una maggiore ampiezza del focus attentivo. Alcuni non
hanno trovato evidenze per queste ipotesi (Morgan 2016). Secondo una ricerca
molto recente (Alves 2017) le informazioni negative hanno un impatto più forte
di quelle positive perché quelle positive sono più simili di quelle negative,
in quanto sono meno estreme.
Nonostante si tratti di un argomento su cui si fanno
ricerche dal 1935, oggi ci sono ancora aggiornamenti sull’effetto Stroop. Si
veda l’intero numero speciale di Acta Psychologica n.189 (Set 2018) [ Henik
2018].
Nella letteratura di psicologia cognitiva hanno ripreso
interesse le ricerche sul concetto di “noia”, un’esperienza universale della
vita quotidiana. La noia viene definita come “la sgradevole esperienza di
desiderare, ma essere incapaci, di impegnarsi in un’attività soddisfacente”.
Alcuni autori (Eastwood et al., 2012) collegano questa esperienza al concetto
di attenzione, altri (Raffaelli et al., 2018) individuano altri correlati e
diversi tipi di noia. Viene chiamata in causa anche l’autoregolazione (Mugon et
al. 2018).
La psicoterapia può oggi avvalersi di strumenti tecnologici
quali l’uso della realtà virtuale o della realtà aumentata. Ad esempio la
psicoterapia cognitivo-comportamentale può avvalersi di tali strumenti, sempre
tenendo conto della collaborazione tra terapeuta e paziente. Si cominciano a
fare delle sperimentazioni. Una tesi su questo argomento potrebbe fare il punto
di che cosa è stato fatto ed è disponibile in letteratura. Un esempio è Wrzesien et al., 2012. Vedi anche:
Pallavicini F, Ferrari A and Mantovani F (2018) Video Games for Well-Being: A
Systematic Review on the Application of Computer Games for Cognitive and
Emotional Training in the Adult Population. Front. Psychol. 9:2127. doi:
10.3389/fpsyg.2018.02127
Istruzioni diagrammatiche
Un filone che potrebbe essere approfondito da una tesi
sperimentale – perchè già iniziato in passato nel nostro laboratorio – riguarda
in che modo comprendiamo (o non comprendiamo) le istruzioni di montaggio di
oggetti (mobili svedesi, kit di vario genere).
Livelli di spiegazione nelle scienze del comportamento
Tesi adatta a studenti di filosofia. La tesi potrebbe
prendere spunto dal numero speciale di Frontiers in Psychology (2015) dedicato
ai livelli di spiegazione delle scienze cognitive, in cui compaiono 10
articoli. Il punto di partenza è la classica tripartizione di Marr, che
distingueva il livello semantico o computazionale (“che cosa”), quello
simbolico o dell’algoritmo (“come”) e quello dell’implementazione
(realizzazione fisica). Altre suddivisioni dell’architettura cognitiva sono
state proposte da altri autori come Newell, Pylyshyn, Anderson. Alcune domande
che si possono porre riguardano: questi livelli di spiegazione sono autonomi?
il riduzionismo è una strategia soddisfacente? quali vincoli si possono porre
ai livelli più alti e più bassi perchè le spiegazioni siano soddisfacenti sia
per il comportamento che per i processi neurologici? (vedi l’introduzione
di Boccignone e Cordeschi, 2015)
Psicoterapia e sistemi dinamici
La psicoterapia è una situazione in cui delle persone
interagiscono. La tradizionale prospettiva “clinica” riguardante questa
interazione può essere integrata da nuove prospettive. In particolare quella
dei sistemi dinamici, che adotta un approccio olistico, che considera cioè
tutte le variabili in gioco nel processo (ad es. sensazione, comportamento,
affettività, pensiero, linguaggio), e dipendente dal tempo. Se si considerano
tante variabili, si può parlare di sistema psicoterapeutico. Questo approccio
mette in discussione i princìpi epistemologici alla base dell’interpretazione
nella psicoterapia (in particolare la linearità: prima i fatti, poi
l’interpretazione) e considera importante il concetto di embodiment, cioè
rivaluta il ruolo del corpo nel rapporto e nella comunicazione
psicoterapeutica. Questi princìpi sono alla base di un numero speciale di
Frontiers in Psychology (Dynamic systems theory and embodiment in psychotherapy
research. A new look at process and outcome, 2015) da cui si può partire per
ulteriori approfondimenti.
Psicoterapia, test di personalità e realtà virtuale
La psicoterapia può oggi avvalersi di strumenti tecnologici
quali l’uso della realtà virtuale o della realtà aumentata. Ad esempio la
psicoterapia cognitivo-comportamentale può avvalersi di tali strumenti, sempre
tenendo conto della collaborazione tra terapeuta e paziente. Si cominciano a
fare delle sperimentazioni. Una tesi su questo argomento potrebbe fare il punto
di che cosa è stato fatto ed è disponibile in letteratura. Un esempio è Wrzesien
et al., 2012.
Vedi anche: Pallavicini F, Ferrari A and Mantovani F (2018) Video Games for
Well-Being: A Systematic Review on the Application of Computer Games for
Cognitive and Emotional Training in the Adult Population. Front.
Psychol. 9:2127. doi: 10.3389/fpsyg.2018.02127
Altri esempi:
Ci sono anche nuovi metodi per sostituire i tradizionali
test di personalità e cioè far interagire il soggetto con un avatar; in questo
modo si possono testare dei comportamenti e non delle affermazioni: “guarda
cosa faccio, non cosa dico di fare…” (Myers et al., 2016; Allen, 2017)
Deprivazione semantica
Il concetto di “deprivazione semantica” è stato coniato più
di vent’anni fa (Greco, 1997) per
riferirsi a una situazione sperimentale creata nel nostro laboratorio, in cui i
soggetti non sono privati di stimolazioni – come nella classica deprivazione
sensoriale – ma del “senso”. Tale paradigma, che aveva portato a interessanti
conclusioni, potrebbe essere ripreso con tecniche più raffinate e differenti
variabili. Sarebbe possibile variare, ad esempio, gli stimoli intervenienti
dotandoli di diversi gradi di significato, e usare come variabili dipendenti
più cognitive come il tipo di valutazione.
Le variabili che da sempre entrano in gioco negli studi
sulla personalità sono da sempre la persona e la situazione. Ora ci sono nuove
ricerche, che usano particolari metodi statistici, sull’interazione tra persona
e situazione. Ad es. Lakey 2016.
Validità dei test di personalità
I test di personalità fanno riferimento a “tratti” o
“disposizioni” interne degli individui, come ad esempio i cinque grandi fattori
(Big5). Tuttavia sono stati avanzati dei dubbi sulla validità di costrutto di
tali test, nel senso che non è così chiaro che cosa davvero misurino questi
test. Boag (2015) ha sostenuto che questi tratti sono reificati e che si
scambia un comportamento per una qualità dell’individuo. Un’analisi
epistemologica di che cosa voglia dire “tratto di personalità” sarebbe dunque
interessante. E’ anche stata recentemente pubblicata una rassegna di articoli
sul concetto di “tratto” sul Journal of Personality (vol.86 n.1, Feb.2018).
Il passaggio di consegne al cambio turno
La situazione di “passaggio delle consegne” tra medici o
infermieri è molto frequente in tutte le attività che richiedono una presenza
costante di personale, come è ovvio nel contesto sanitario. Il cambio turno
(hand-off) pone problemi di comunicazione in un momento critico che è spesso
causa di gravi errori. I tentativi più semplici e ovvi di affrontare il
problema consistono nello stabilire dei protocolli standardizzati di passaggio
delle informazioni, ma anche di simulazione della situazione in condizioni
“virtuali”. Il tema richiede tuttavia anche uno studio riguardante quali
aspetti della comunicazione possano essere implicati, ad esempio aspetti
semantici o pragmatici, quali presupposizioni o inferenze vengano compiute,
quali altri aspetti psicologici e cognitivi siano in gioco.
Il controllo attivo dello stimolo
In alcuni paradigmi sperimentali, come l’apprendimento di
coppie associate o la scoperta di concetti, a volte si forniscono ai soggetti
gli stimoli da elaborare, altre volte si consente loro di sceglierli
attivamente. La possibilità di scegliere, di controllare attivamente lo
stimolo, facilita o ostacola? Una ricerca fatta molti anni addietro (Greco,
1982) mostrava che in alcuni casi facilita (ad esempio nella memoria di coppie
associate) altre volte (come per i concetti) sembra ostacolare. Sarebbe
interessante ripetere questa ricerca.
Oggi ci sono ricerche che confermano questa ipotesi cone ad
es. i seguenti:
- V. P.
Murty, S. DuBrow, L. Davachi, The simple act of choosing influences declarative
memory. J. Neurosci. 35, 6255–6264 (2015).D. B. Markant, A. - Ruggeri, T. M.
Gureckis, F. Xu, Enhanced memory as a common effect of active learning. Mind
Brain Educ. 10, 142–152 (2016).
- N.
Rotem-Turchinski, A. Ramaty, A. Mendelsohn, The opportunity to choose enhances
long-term episodic memory. Memory 27, 431–440 (2019).
e anche per quanto riguarda l'attività cerebrale: Estefan, D.
P., Zucca, R., Arsiwalla, X., Principe, A., Zhang, H., Rocamora, R., ... & Verschure, P. F. (2021).
Volitional learning promotes theta phase coding in the human hippocampus. Proceedings
of the National Academy of Sciences, 118,10.
Embodiment e apprendimento
Ricerche recenti hanno mostrato che si apprende meglio se
durante l’apprendimento si compiono gesti significativi (Chun-Hung, 2018;
Shakroum, 2018). Sarebbe interessante svolgere una ricerca empirica con l’uso
del Kinect (cioè uno strumento del nostro laboratorio che collegato al computer
consente di registrare i movimenti del corpo) per indagare sulla relazione tra
apprendimento e movimenti compiuti.
Si veda
anche:
Xing Q,
Rong C, Lu Z, Yao Y, Zhang Z and Zhao X (2018) The Effect of the Embodied
Guidance in the Insight Problem Solving: An Eye Movement Study. Front. Psychol.
9:2257. doi: 10.3389/fpsyg.2018.02257
* Nieder,
A. (2016). Representing something out of nothing: The dawning of zero. Trends
in cognitive sciences, 20(11), 830-842.
* Rinaldi,
L., & Girelli, L. (2016). A Place for Zero in the Brain. Trends in
Cognitive Sciences, 20(8), 563–564. http://doi.org/10.1016/j.tics.2016.06.006.
* Rozin,
P., Berman, L., & Royzman, E. (2010). Biases in use of positive and
negative words across twenty natural languages. Cognition and Emotion, 24(3),
536-548.
* Schouppe,
N., Braem, S., De Houwer, J., Silvetti, M., Verguts, T., Ridderinkhof, K. R.,
& Notebaert, W. (2015). No pain, no gain: the affective valence of
congruency conditions changes following a successful response. Cognitive,
Affective, & Behavioral Neuroscience, 15(1), 251-261.
*
Schroyens, W. J., Schaeken, W., & Ydewalle, G. D. (2001). The processing of
negations in conditional reasoning : A meta-analytic case study in mental model
and / or mental logic theory reasoning : A meta-analytic case study in,
6783(May). http://doi.org/10.1080/13546780042000091.
* Taylor
1991 Asymmetrical effects of positive and negative events: The
mobilization-minimization hypothesis. Psychological Bulletin, Vol 110(1), Jul
1991, 67-85.
*
Voorspoels, W., Navarro, D. J., Perfors, A., Ransom, K., & Storms, G.
(2015). How do people learn from negative evidence? Non-monotonic
generalizations and sampling assumptions in inductive reasoning. Cognitive
Psychology, 81, 1–25. http://doi.org/10.1016/j.cogpsych.2015.07.001
Non solo vista e udito: ricerche sugli altri sensi
La maggior parte delle ricerche di psicologia cognitiva
riguardano la vista e l’udito. Ma esistono ricerche sugli altri sensi, in
particolar modo sul tatto e sull’olfatto. Questa tesi potrebbe fare il punto su
questi nuovi filoni (vedi ad esempio questa bibliografia).
Scrivere chiaro
I documenti amministrativi, giuridici, burocratici, spesso
sono scritti in un linguaggio difficilmente comprensibile. Non si tratta solo
di un problema linguistico, ma anche cognitivo.
Approccio ed evitamento
Una delle principali dimensioni su cui valutare le nostre
risposte agli stimoli è quella dell’approccio ed evitamento. Si tratta di
dimensioni della motivazione, connesse al fatto che agli stimnoli viene
attribuita una “valenza”: secondo questa prospettiva, il comportamento sarebbe
diretto verso eventi positivi o desiderabili e tenderebbe ad allontanarsi da
eventi negativi o indesiderabili (Elliot & Covington, 2001).
Ci sono molte ricerche che collegano questa valenza degli stimoli e il
conseguente comportamento di approccio o evitamento a manifestazioni corporee
(nella prospettiva dell’embodiment). La tesi potrebbe fare una rassegna dello
stato attuale di queste ricerche empiriche.
La memoria prospettica
Viene chiamata “memoria prospettica” quella funzione
psichica che ci consente di “ricordarci” di fare qualcosa in futuro, anziché
richiamare alla mente fatti del passato. Si può tuttavia discutere se esista
davvero una tale forma di memoria o non si tratti piuttosto di una funzione che
implichi esclusivamente l’attenzione. La tesi di laurea potrebbe fare una
rassegna della letteratura su questo argomento per chiarire se tale
interpretazione non sia preferibile.
Processi cognitivi nel pensiero religioso
Ci sono ricerche secondo le quali il pensiero religioso
potrebbe essere collegato ad alcuni processi cognitivi. Ci sarebbero anche
delle predisposizioni biologiche, nel senso che può essere simile alle preferenze
individuali come quelle per la matematica o per la musica. Ci sono anche
ricerche secondo le quali il pensiero analitico potrebbe affievolire le
credenze religiose: uno studio molto discusso è quello di Gervais &
Norenzayan (2012), a cui hanno ribattuto altri come ad es. Sanchez et al. (2017).
Gervais WM,
Norenzayan A. Analytic Thinking Promotes Religious Disbelief. Science (80-).
2012;336: 493–496.
Altri argomenti:
Analisi dei concetti di "scopo",
"intenzione", "credenza", ecc.
Concetto di intenzionalità in filosofia
e scienze cognitive